Tangonarie da villana


Lo spunto proviene sempre da La monaca di Monza di Mazzucchelli, pubblicato nel 1963. In una delle lettere, studiate per la ricostruzione della scabrosa vicenda, si cita una parola misteriosa:

So che detta Caterina serviva a Suor Virginia Maria e che alle volte le dava dei disgusti mentre faceva quelle tangonarie da villana.

La parola nei vocabolari di lingua italiana parrebbe non esistere, e il curatore dell’opera, che già in altre occasioni ha proposto una sorta di traduzione di altri termini dialettali, qui non si esprime.

Tento allora di sfogliare un dizionario di Milanese-Italiano. Vi trovo un’espressione di una certa somiglianza:

Tanghen: Tanghero, Zotico, Rozzo, Ruvido.
Tånghen: Sussi, Mattoncello. Sorta di giuoco ed anche lo strumento da ciò. Giugà al tanghen. Giocare al sussi o al mattoncello. Giuoco che si fa per lo più dai ragazzi ponendo in terra per ritto una pietra od anche assai comunemente una pallottola cui danno il nome di sussi sulla quale mettono il danaro convenuto e poscia allontanatisi a una data distanza ordinatamente tirano una lastra per uno in quel sussi e chi ci coglie e ne fa cadere il denaro guadagna quel denaro caduto ch’è più vicino alla sụa lastra e quello ch’è più vicino al sussi vi si ripone sopra e cosi fin che sia finito.

Vocabolario Milanese-italiano di Francesco Cherubini vol. IV

Tralasciando la descrizione del gioco, troppo poco ci rimane per giungere a una spiegazione soddisfacente, tuttavia potremmo definire tangonaria un gesto o un’opera rozza, grezza oppure spregevole.

Caro lettore, se hai una lettura diversa da propormi son pronto a cambiare opinione.

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