Bacchelli, parlando di Cantoni, dice che il Nostro era negato per scrivere capolavori. Pirandello, invece, ne fu un apologeta per il suo umorismo. Io, più modestamente, vi posso esprimere la mia semplice opinione di lettore: mi sono divertito e non poco. L’autore descrive la vita contadina del Mantovano con dovizie di particolari, tentando di denunciare l’assenza dei proprietari terrieri che si disinteressavano della vita agricola: propensi a guadagnarci, ma non a investirci. L’illustrissimo, alla fine, dopo essere stato tanto bistrattato, ne esce, tutto sommato, bene. La Giovannona è uno dei personaggi meglio riusciti delle mie letture.
Voto: 9, 5/10 al libro e 10/10 alla mia spacciatrice di libri classici
INCIPIT
Come era bello (una buona ventina d’anni fa) quel ricchissimo conte Galeazzo di Belgirate. Alto, con un torace da titano ribelle, con le mani bianchissime, con gli occhi azzurri e malinconici…
ITA MISSA EST
… ma non deve essere cosa molto divertente nemmeno là.
TRAMA
L’illustrissimo è il signore, pei contadini della Lombardia: il padrone ch’essi non han mai veduto, e che si figurano tiranno spesso spietato attraverso il fattore ladro e parassita, con cui trattano; non si fanno perciò scrupolo di frodarlo come e quanto più possono. Ora immaginate che questo Illustrissimo sia mandato da una donna saggia e apparentemente capricciosa, in penitenza e per una prova d’amore – dice lei – ma in verità per fargli acquistare quell’esperienza che gli manca, nelle sue terre, fra i suoi contadini, travestito, per allogarsi come bracciante in una casa d’un suo mezzaiuolo…
COLLEGAMENTI